Pierfrancesco Favino - Qualunque cosa succeda |
Lunedì 1 e martedì 2 dicembre alle 21.10 Rai 1 trasmetterà Qualunque cosa succeda. Una vicenda, diventata un pezzo della Storia italiana: quella dell’avvocato Giorgio Ambrosoli e della sua ricerca di giustizia dopo il crack finanziario della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Un impegno civile e morale che gli costerà la vita. Una fiction in due puntate dirette da Alberto Negrin, con Pierfrancesco Favino.
La fiction dedicata a Giorgio Ambrosoli “Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera”, ispirata all’omonimo libro di Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, e diretta da Alberto Negrin.
Sarà Pierfrancesco Favino a vestire i panni del commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, travolta dal crack finanziario di Michele Sindona. Ricevuto l’incarico nel 1974, per cinque anni Giorgio Ambrosoli lavorò duramente, toccando i nervi scoperti delle collusioni tra politica e poteri occulti, subendo pressioni, minacce, e un grave, pericoloso isolamento.
Fino a quando, nella notte tra l’11 e il 12 luglio del 1979 l’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana travolta dal crack finanziario di Michele Sindona, viene ucciso sotto casa da un killer della mafia italoamericana, assoldato dallo stesso Sindona. “Scusi, avvocato” gli dice il killer prima di sparare, quasi chiedendogli perdono. Un omicidio che non cancella quanto Ambrosoli ha scoperto sul banchiere criminale, sulle sue collusioni, e non fermerà i risarcimenti per il denaro che i piccoli risparmiatori avevano perso, inghiottito dal crack del colosso bancario.
Una storia che Rai 1 porta in prima serata – l’uno e il due dicembre – con la miniserie Qualunque cosa succeda diretta da Alberto Negrin e co-prodotta da Rai Fiction e 11 Marzo Film.
Tra gli interpreti, Pierfrancesco Favino nel ruolo di Ambrosoli e Anita Caprioli in quello della moglie Annalori. E con Giovanni Esposito nel ruolo di Andreotti, Massimo Popolizio in quello di Michele Sindona e con la partecipazione di Roberto Herlitzka nel ruolo di Enrico Cuccia.
Qualunque cosa succeda sono parole che scrive alla moglie Annalori lo stesso Ambrosoli in una lettera profetica mai spedita:
«Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [...] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro... Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...) Giorgio»Parole da cui trapelano preoccupazioni, difficoltà, timori, ma anche passione civile e affetto: un quadro umano e storico che la miniserie porta sullo schermo, facendo rivivere la storia del duello tra l’oscuro e onesto avvocato e il potente banchiere, diventato un criminale.
Un duello durato cinque anni e vinto, anche se ad un prezzo altissimo, da Ambrosoli. E dalla fiction emerge, così, la testimonianza di un impegno civile condotto fino in fondo – anche scontrandosi con un sistema di potere che coinvolgeva la politica, la finanza, la massoneria, il crimine organizzato – e, insieme, un ritratto di un “civil servant” con un altissimo senso dello Stato. Ma anche di un uomo affettuoso, un padre e un marito gentile, che senza chiasso e senza enfasi ha tenuto la schiena diritta contro poteri enormi, facendo infine chiarezza su uno dei più grossi affari politico-bancari del secolo scorso. La storia di un italiano onesto.
Qualche anno dopo l’omicidio di Ambrosoli, anche Michele Sindona muore, ingerendo del veleno nel carcere dove è rinchiuso per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli. Grazie ai cinque anni di durissimo lavoro dell’avvocato milanese e al sostegno della Banca d’Italia, la Banca Privata Italiana è stata liquidata. I suoi debiti sono stati pagati e i tanti piccoli risparmiatori che avevano visto sparire i loro risparmi nel crack sindoniano hanno avuto un risarcimento.
La prima puntata
Italia 1974. La Banca Privata Italiana, il colosso finanziario di Michele Sindona viene messa in liquidazione dalla Banca d’Italia di Guido Carli. È un crack di proporzioni spaventose e inaspettate. Sindona, considerato fino ad allora un genio della finanza internazionale è colpito da un mandato di cattura e ripara all’estero, a New York, dove, da un lussuoso appartamento sul Central Park, conduce la battaglia in difesa del suo impero.
Giorgio Ambrosoli, un avvocato milanese, che ha condotto fino ad allora una vita laboriosa, tranquilla e serena, lontano dai riflettori, riceve in piena notte una chiamata da Roma. È il Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli.
Il giorno dopo Ambrosoli riceve l’incarico di guidare la liquidazione della Banca di Sindona e di tentare di recuperare i capitali, centinaia di milioni di lire dell’epoca, che sono scomparsi dalle casse dell’istituto e risarcire le migliaia di piccoli investitori travolti dal crack.
L’avvocato, nonostante si renda conto da subito che l’incarico lo metterà in conflitto con un sistema di potere che va ben oltre la figura di Michele Sindona, coinvolgendo il mondo della finanza, ma anche della politica e del crimine organizzato, accetta per spirito di servizio nei confronti dello Stato.
Ambrosoli ha una moglie, Annalori, che ama teneramente ed è padre di tre figli, Umberto, Filippo e Francesca. La vita della famiglia verrà da subito travolta dall’incarico, ma nonostante le molte prove e gli impegni assillanti, Giorgio non smetterà di essere un marito e un padre presente e affettuosissimo.
Tuttavia l’avvocato capisce di essersi fatto dei nemici potenti e, in una notte di grande ansietà, scrive una lettera-testamento alla moglie, in cui le prefigura la sua morte e le affida il compito di proseguire l’educazione dei figli secondo i valori di rispetto e senso dello Stato in cui entrambi hanno sempre creduto.
Purtroppo i timori dell’avvocato non sono infondati. Non appena Ambrosoli, aiutato dal maresciallo della finanza Silvio Novembre riesce a penetrare nell’assetto societario della holding Fasco, cuore del sistema di scatole cinesi di società estere di Sindona e a scoprirne in parte i segreti, gli ambienti politici e mafiosi che gravitano attorno al banchiere si preparano a reagire con mezzi estremi.
La seconda puntata
Grazie al bottino di informazioni carpito agli archivi della Fasco, Ambrosoli può testimoniare davanti al Grand Jury americano, dove è nato un procedimento parallelo a quello italiano nei confronti di Sindona, per il fallimento di un altro pilastro del suo impero, la Franklin National Bank.
Il banchiere, che sfugge all’arresto solo grazie al pagamento di una cauzione milionaria, attiva i suoi amici nella politica e nella massoneria deviata. Grazie a questi presenta “un piano di salvataggio” della sua banca in cui gli immensi debiti sarebbero scaricati sulla collettività e ogni pendenza penale sarebbe azzerata. Ma il piano, nonostante trovi interlocutori nel governo, fallisce per l’opposizione netta di Ambrosoli e della Banca d’Italia, il cui nuovo governatore Baffi, assieme al direttore della vigilanza Sarcinelli, continua, come il predecessore Carli, ad appoggiare Ambrosoli senza esitazioni.
Per Sindona è una dichiarazione di guerra totale.
Poco dopo i vertici della Banca d’Italia vengono inquisiti, Sarcinelli addirittura arrestato, mentre a Baffi viene ritirato il passaporto. Non è chiaro se l’attacco senza precedenti alla Banca d’Italia abbia a che vedere con l’affaire Sindona. Ma Ambrosoli si sente sempre più solo. Lui e il maresciallo Novembre ricevono minacce sempre più pesanti. Un misterioso “picciotto” siciliano chiama più volte l’avvocato dicendogli che se non smetterà di perseguitare Sindona, farà una brutta fine.
Nonostante ciò, Ambrosoli tiene duro. Rassicura la moglie e i figli, preoccupatissimi. È convinto che Sindona non potrà mai arrivare a fargli del male. Ha fede nella ragione, anche del suo nemico. Sindona sa che se ad Ambrosoli accadesse qualcosa di brutto, sarebbe il primo sospettato. E quindi non commetterà mai un atto così contrario alla sua intelligenza.
E poi Ambrosoli non può proprio fermarsi ora che è vicinissimo a scoprire il cuore dei segreti di Sindona e a recuperare almeno in parte i capitali svaniti nel crack. Assieme a Novembre, sta preparando una nuova testimonianza per rogatoria per i giudici americani che verranno ad ascoltarlo a Milano. Per Sindona sarebbe la fine. Il banchiere contatta un killer italo americano e lo ingaggia perché segua Ambrosoli e si tenga pronto.
È il luglio del 1979. Ambrosoli rende una testimonianza davanti ai magistrati Usa che è il suo capolavoro giuridico-finanziario e sbaraglia l’opposizione dei super-avvocati americani di Sindona.
La sera dell’11 luglio, poche ore prima di firmare il verbale di quella testimonianza, William Aricò, il killer pagato da Sindona, uccide l’avvocato Ambrosoli sotto il portone di casa sua.
Al funerale di Ambrosoli non ci sono autorità di quello Stato per cui ha lottato, a parte i vertici della Banca d’Italia e i magistrati che seguono l’inchiesta su Sindona. Ci sono però tutti i suoi amici che si stringono attorno alla sua famiglia. E ci sono moltissimi dei risparmiatori che Sindona ha rovinato e che grazie ad Ambrosoli hanno recuperato i loro investimenti.
Pochi anni dopo Sindona viene condannato per l’omicidio di Ambrosoli e muore suicida in carcere.
Annalori Ambrosoli ha cresciuto i suoi figli secondo i principi della lettera di Giorgio. “Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi [...] Giorgio”.
Giorgio Ambrosoli
Il 17 Ottobre 1933 nasce a Milano Giorgio Ambrosoli da una famiglia borghese di forte tradizione cattolica.
Nel 1958 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi in diritto costituzionale sul Consiglio Superiore della Magistratura.
Nel 1962 nella chiesa di San Babila a Milano sposa Annalori. Dal matrimonio nascono Francesca (1968), Filippo (1969) e Umberto (1979).
Nel 1964 inizia a specializzarsi nel settore fallimentare delle liquidazioni coatte amministrative.
Nel 1971 la Banca d’Italia comincia a investigare sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona per evitare il fallimento degli Istituti di credito da lui gestiti: la Banca Unione e la Banca Privata Finanziaria. Per non provocare panico nei correntisti, l’allora presidente della Banca d’Italia, Guido Carli, decide di accordare un prestito a Sindona. Le banche di Sindona vengono quindi fuse nella Banca Privata Italiana.
Nel 1972 Sindona entra in possesso del pacchetto di controllo della Franklin National Bank di Long Island. La banca viene dichiarata insolvente nel 1974 per frode e cattiva gestione.
Nel Settembre 1974 Ambrosoli viene nominato da Guido Carli commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, ormai sull’orlo del fallimento. In questo ruolo si trova ad investigare tutta la rete delle complesse operazioni finanziarie che il banchiere aveva intessuto, scoprendo l’interfaccia fra attività palesi e quelle occulte e illecite del gruppo. E, con la collaborazione del Maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, si imbatte in un complesso intreccio fra politica, alta finanza, massoneria e criminalità organizzata. Su Sindona indagava anche l’FBI per via delle sue responsabilità nei confronti della Franklin National Bank.
Contemporaneamente Ambrosoli comincia ad essere oggetto di pressioni, tentativi di corruzione e minacce sempre più esplicite. Nessuna protezione fu prevista da parte dello Stato Italiano.
Il 2 Febbraio 1975 scrive alla moglie un’amara e struggente lettera, quasi un testamento morale. “…Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo che saprai farlo benissimo.”
La sera dell’11 Luglio 1979 Ambrosoli viene ucciso vicino al portone di casa da uno sconosciuto che, dopo essersi scusato, gli esplode contro quattro colpi di 357 Magnum.
Aveva concluso la sua inchiesta e il 12 luglio avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale.
Il 18 marzo 1986 Michele Sindona, insieme all’italo-americano Robert Venetucci, viene condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’Avvocato Ambrosoli.
Il 20 marzo Sindona muore in carcere in seguito all’ingestione di caffè al cianuro di potassio.
Il 12 luglio 1999 Giorgio Ambrosoli riceve la Medaglia al Valor Civile.
Nel 2009 il minore dei figli di Giorgio, Umberto Ambrosoli, pubblica “Qualunque cosa succeda” , ricostruzione della vicenda del padre “sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le carte del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell’archivio Rai”.
Nel settembre 2009 muore a quarant’anni Filippo Ambrosoli, l’altro figlio di Giorgio.
Interpreti e personaggi: Pierfrancesco Favino (Giorgio Ambrosoli), Anita Caprioli (Annalori), Andrea Gherpelli (Silvio Novembre), Marco Boccardo (Filippo), Gregorio Ferreri (Umberto), Alma Noce (Francesca), Francesca Beggio (Moglie Novembre), Claudio Bigagli (Gran Maestro), Francesco Bonomo (Artoni), Emilio Bonucci (Guido Carli), Adriano Chiaramida (Governatore Baffi), Antonio Petrocelli (Avvocato Guzzi), Giovanni Vettorazzo (Pm Viola), Riccardo Lombardo (Monsignore), con Giovanni Esposito nel ruolo di Andreotti, con Massimo Popolizio nel ruolo di Michele Sindona e con la partecipazione di Roberto Herlitzka nel ruolo di Enrico Cuccia.
Qualunque cosa succeda. Regia Alberto Negrin. Sceneggiatura Alberto Negrin, Andrea Porporati con la consulenza di Maurizio De Luca. Casting Teresa Razzauti. Casting Torino e O.S.M. Leucotea Monti. Aiuto Regia Giovanni Paolucci. Operatore alla macchina Gianni Aldi. Tecnico del suono Paolo Lucaferri. Scenografia Luciano Ricceri. Costumi Lia Francesca Morandini. Edizione Gianni Monciotti. Montaggio Antonio Siciliano. Fotografia Claudio Sabatini. Musiche Fabrizio Siciliano. Edizioni Musicali Rai Trade. Organizzatore generale Luca Bitterlin. Una coproduzione Rai Fiction - 11 Marzo Film. Produttori Rai Marta Aceto, Daria Hensemberger. Prodotto da Matteo Levi per 11 Marzo Film (a.p.t.).
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