Report - Milena Gabanelli |
La nuova puntata di “Report” si apre con l’inchiesta “La causa persa” di Emanuele Bellano.
Da agosto “L’Unità” non è più in edicola e la società che pubblicava il giornale, “Nuova Iniziativa Editoriale”, nonostante i 60 milioni di contributi pubblici incassati nel corso dei suoi 14 anni di gestione, ha portato i libri in tribunale. È la seconda volta che la casa editrice che stampa questo quotidiano viene posta in liquidazione. A farne le spese oggi sono fornitori, giornalisti e finanziatori. Ma ci sono anche 100 milioni del vecchio debito che rischiano di essere accollati ai cittadini. Inoltre, ora che la società non c’è più, con 32 milioni di debiti sulle spalle, la patata bollente delle cause civili perse da “L’Unità” è finita in mano ai giornalisti che da novembre stanno ricevendo pignoramenti sui loro redditi e in alcuni casi anche sulle abitazioni.
“Report” ha ricostruito i problemi e i guai dello storico quotidiano fondato da Gramsci, una vicenda complessa, sorprendente e anche paradossale e alla quale partecipa anche Gunther, il cane più ricco del mondo.
La seconda inchiesta s’intitola “Un italiano a Tirana”, di Luca Chianca.
Dallo scorso 1° dicembre, sul canale 33 del digitale terrestre, trasmette “Agon Channel”, la prima tv delocalizzata e prodotta in Albania, diventata in tempi di magra una meta ambita dai nostri imprenditori, dove la tassazione è al 15 per cento e lo stipendio medio di un lavoratore non supera i 250 euro.
Simona Ventura, Pupo e Sabrina Ferilli sono stati tra i primi a sposare il progetto
dell’imprenditore romano Francesco Becchetti, che ha investito 40 milioni di euro senza aiuto delle banche. Esperto in gestione dei rifiuti e di energia, con la passione di diventare un importante editore, che tipo d’imprenditore è Francesco Becchetti? e soprattutto da dove vengono i soldi che investe nella sua TV?
Nella rubrica “Nutrire il pianeta”, curata da Sabrina Giannini, il servizio di Giuliano Marrucci “Indicazione geografica”.
Per proteggere i prodotti di qualità del territorio, l’Unione Europea da anni emette certificati DOP e IGP, che vengono promossi anche negli spazi di “EXPO 2015”. Ma ad essere tutelata, più dei consumatori, delle tradizioni e dei piccoli produttori, è una forma di concorrenza che impone di levare dai disciplinari ogni riferimento aggiuntivo sulla provenienza delle materie prime, a discapito di potenziali filiere locali virtuose dal punto di vista economico e ambientale. È successo così a Recco per la focaccia al formaggio IGP, succede a Modena per l’aceto balsamico, e sta continuando a succedere in Romagna con la lunga diatriba sulla piadina e ad Andria per la burrata.
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