sabato 13 novembre 2010

Mia madre: Ricky Tognazzi racconta l’immigrazione italiana degli anni ’50, domenica 14 e martedì 16 novembre su Rai 1

mia-madre“Mia madre” è la storia di una famiglia italiana che negli anni ’50 è costretta a lasciare la sua terra Natale, la Puglia, per trasferirsi al Nord e cercare fortuna a Torino, la città delle fabbriche.

Uno spaccato dell’Italia nei duri anni dell’emigrazione raccontato nel film-Tv di Ricky Tognazzi, le difficoltà dell’integrazione e del riscatto di Nunzia, Uccio e dei loro figli in due prime serate domenica 14 novembre alle 21.30 e martedì 16 novembre alle 21.10 su Rai 1.

La fiction è ambientata nell’Italia della grande emigrazione interna che ha preceduto il boom economico degli anni ’60. Gli abitanti del Sud allora sognavano il Nord, non perché non si apprezzasse la propria terra Natale, ma per la speranza che il Nord rappresentava per un futuro migliore.

Si partiva poveri con le proprie cose all’interno di una valigia di cartone per giungere nelle grandi città come Torino dove, grazie alle fabbriche c’era la possibilità di “diventare ricchi” e potere vivere in belle case moderne.

Con questa speranza partono Nunzia e Uccio, una giovane coppia cresciuta in un piccolo paesino della Puglia che decide di fare il grande passo e con i loro tre piccoli figli si trasferisce nel capoluogo piemontese.

Ma la realtà che si trovano davanti è più dura di quella che si erano immaginati, il clima freddo del Nord che da l’impressione di riflettersi nella diffidenza delle persone, per strada e anche al lavoro nella fabbrica. Oltretutto bisogna fare anche i conti con le prime contestazioni e i primi cortei dei lavoratori, con i lacrimogeni e le cariche della polizia.

Il tempo passa e le vicende dei protagonisti della fiction si intrecciano con quelle degli altri emigranti, sia a casa che in fabbrica. La famiglia riesce a restare unita anche con le mille difficoltà che via vi a si presentano, superando lutti e bocconi amari riservati dal destino.

Piano piano arriveranno anche gli anni ottanta. I tre figli, Giacomo, Giuseppe e Lucia sono cresciuti e per loro si aprono nuovi scenari, nuove prospettive, ma anche nuove delusioni.

Ma tutta la loro vita resta saldamente legata alla famiglia, con una mamma bella fuori ma soprattutto dentro, coraggiosa e combattiva.

Trama:

Nel 1958 a Cisternino, un piccolo paese della puglia, il boom economico non lo ha neanche sfiorato. Nel paese vive Nunzia, una bella ragazza, cresciuta dal padre Marino in modo diverso, con una mente “aperta” e tanta voglia di vivere.

Nunzia è innamorata di Uccio, un bracciante dai polmoni deboli, nonostante le maldicenze del paese i due ragazzi si sposano e mettono al mondo tre figli: Lucia, Giacomo e Giuseppe e sarà proprio Giuseppe che racconterà la storia della sua famiglia.

Uccio non riesce più a coltivare la terra perché la tosse asmatica lo affatica troppo, ma come fare per mantenere la famiglia? Una sera al bar alcuni compaesani tornati dal Nord Italia raccontano di come si lavori sodo lassù ma in compenso sono riusciti a farsi i soldi e ad abitare in belle case nuove.

Uccio decide così di partire per Torino e cominciare una nuova vita insieme a Nunzia che lo incoraggia a partire e che lo raggiungerà una volta che si sarà sistemato.

Rimasta sola a Cisternino la vita per Nunzia si complica, tutto il paese le è ostile, la suocera Rosa la rimprovera continuamente di avere fatto partire il figlio e suo padre Marino muore d’infarto. Decide allora di partire subito con i ragazzi e raggiungere Uccio a Torino.

Arrivata a Torino Nunzia viene accolta dalla nebbia, ma non solo quella del Po, ma anche quella dei lacrimogeni della polizia sparati sui cortei degli operai.

Uccio si è sistemato in una stanza in periferia, stanza che divide con un’altra famiglia di emigrati: il collega Salvo con la moglie Rosaria e la figlia Tina.

Nunzia, nonostante la sistemazione, non perde il sorriso: va subito ad iscrivere i figli a scuola e comincia a cercare una casa solo per loro.

Uccio dopo l’arrivo della sua famiglia, diventa più remissivo verso il suo padrone in fabbrica, ma per questo viene escluso dai colleghi che vogliono dare battaglia. L’unico che lo difende è il caposquadra Bartolo, che lo incoraggia a essere responsabile e pensare ai propri figli.

Nunzia intanto vendendo il corredo riesce a trovare una casa tutta per loro. È una donna molto generosa e quando può aiuta tutti, in particolare la giovane Tina che copre quando esce con il fidanzato.

Un giorno però Tina viene violentata e il padre della ragazza, Salvo, da tutta la colpa a Nunzia e all’atteggiamento “aperto” che ha corrotto la figlia.

Tina decide coraggiosamente di denunciare i suoi violentatori, ma il processo è feroce. La ragazza viene fatta passare per provocatrice e istigatrice e nonostante la sentita testimonianza di Nunzia, i colpevoli la passano liscia.

L’intero quartiere si schiera con la famiglia di Tina e Nunzia è costretta ancora a cambiare casa, inoltre il destino infligge ancora una volta un duro colpo: Uccio per salvare un giovane collega, rimane vittima di una pressa difettosa.

Nunzia vorrebbe fare causa all’azienda, ma in cambio del suo silenzio  le offrono il posto del marito e l’assunzione di uno dei suoi figli una volta maggiorenne, decide così di inghiottire il boccone amaro e fare la scelta più utile per il futuro suo e dei suoi figli.

Passano tanti anni, è il 1980, Giacomo, Giuseppe e Lucia sono cresciuti. Giacomo appena compiuti i 18 anni può entrare in fabbrica come ragioniere; Lucia anche se studia giurisprudenza, viene tentata dal mondo della moda, ma l’aspetteranno tantissime delusioni; Giuseppe ha lo stesso carattere di sua madre e una spiccata dote per la scrittura, ma il resto è un disastro: alcune cattive compagnie lo fanno diventare un ragazzo di strada, dove “fare” conta più di “pensare”.

La famiglia di Nunzia ora si trova ad affrontare i problemi di una nuova Italia con droga, violenza e i soliti pregiudizi.

Giacomo pensa sempre che l’azienda sia un bene comune mentre Giuseppe, aiutato da un giornalista di cronaca, comincia a scrivere alcuni articoli di denuncia sulle minoranze di immigrati dal Sud; Lucia si farà abbagliare dalle sirene della moda, preda del mondo luccicante e lussuoso della “Torino Bene”.

La famiglia Moliterno, come sempre viene tenuta unita da una donna sola, coraggiosa, instancabile, una donna dal grande sorriso e dal grande cuore, il cuore di una madre. Una madre che vedrà nei suoi figli germogliare i valori seminati, diventando uomini e donne dalla schiena dritta come i tanti italiani con cui dividono un passato comune.

Personaggi e interpreti: Bianca Guaccero (Nunzia), Marco Cocci (Uccio), Marco Iermanò (Giuseppe), Primo Reggiani (Giacomo), Rosa Diletta Rossi (Lucia), Mattia De Vito (Giuseppe bambino), Christian Campagna (Giacomo bambino), Carlotta Cherflis (Lucia bambina), Francesco Venditti (Mario), Eros Galbiati (Giulio), Alessandro Bertolucci (Santamaria), Lollo Franco (Marino, il padre di Nunzia), Lucia Sardo (Rosa, la madre di Uccio), Stella Egitto (Tina), Corrado Fortuna (Ettore), Vanni Fois (Bartolo), Felice Casciano (Nello).

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“Mia madre”. Regia Ricky Tognazzi. Soggetto e Sceneggiatura Andrea Purgatori, Laura Ippoliti. Organizzatore generale Raffaele Veneruso. Fotografia Fabio Olmi. Scenografia David Bassan. Costumi Claudio Cordaro. Montatore Lorenzo Peluso. Fonico Gianluca Costamagna. Truccatori Manuela Ramunni, Francesca Rossi. Parrucchiere Mirella Ginnoto. Produttori Rai Daniela Valentini, Alessandro Carbone. Produttore esecutivo Vanessa Ferrero. Prodotto da Massimo Ferrero per Elle Emme Group SpA.

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