domenica 6 maggio 2012

Lucarelli racconta – torna da lunedì 7 maggio 2012 con sei nuove puntate condotte da Carlo Lucarelli

Lucarelliracconta

A partire da lunedì 7 maggio 2012 alle 21.05 su Rai 3 prende il via un nuovo ciclo del programma “Lucarelli racconta”, sei nuove puntate condotte da Carlo Lucarelli con al centro le storie di persone che, nello svolgimento del loro lavoro, all’interno di istituzioni di Stato o nella società civile, hanno pagato con la vita il proprio atto di coraggio, il proprio rigore etico e professionale.

Il tema principale della nuova serie prende l’avvio dalla citazione del padre del noir italiano Giorgio Scerbanenco:

“Chi mette la mano davanti alla locomotiva in corsa?”

Porre la mano davanti alla locomotiva a volte significa fermarla. E le persone di cui si racconta, se pur minacciate, sono rimaste al loro posto, non hanno disertato, hanno continuato il loro lavoro in difesa della legalità fino ad arrivare ad un punto di non ritorno.

Storie di servitori dello Stato e di semplici cittadini, impegnati nella vita e nella professione con grande passione; esempi di coscienza civile l’Italia intera ha la necessità e il dovere di ricordare e difendere.

Un poliziotto scomodo, un amministratore politico onesto, un giornalista curioso, un medico che semplicemente fa il suo dovere di cittadino. Figure esemplari ma allo stesso tempo comuni in cui ognuno può riconoscersi e che danno la possibilità di immaginare una realtà migliore, in cui regole e legalità vengono rispettate.

Singole storie a cui fanno da sfondo i problemi irrisolti del nostro Paese: le organizzazioni mafiose, le zone grigie connesse tra politica e criminalità, l’assenza dello Stato, il terrorismo, l’emarginazione culturale e sociale, la pericolosità dei meccanismi economici e finanziari.

Le sei puntate in onda si intitolano:

Nicola Calipari, in quel luogo e il quel momento, in onda lunedì 7 maggio.

La storia di Nicola Calipari, un poliziotto atipico, colto e gentile, con un grande senso dello Stato. Dagli inizi della sua carriera in Calabria, dove contrasta le attività criminali della ‘Ndrangheta, alla Seconda Guerra del Golfo, in Iraq, dove è presente come  capo del reparto delle operazioni speciali all’estero del SISMI. A Bagdad nella notte del 4 marzo del 2005 in un punto della pericolosa Route Irish il destino di quel poliziotto si incrocia con i destini di altre due persone in modo fatale: il soldato statunitense Mario Lozano e la giornalista italiana Giuliana Sgrena appena liberata dopo un rapimento. Calipari viene ucciso dal fuoco della mitragliatrice di Lozano, mentre con il proprio corpo fa scudo alla giornalista.

 

Eroi normali

Paolo Giaccone è un medico legale, viene ucciso da Cosa Nostra nel 1982 a Palermo; Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino, cade in un attentato delle Brigate Rosse; Angelo Vassallo, il sindaco - pescatore e ambientalista di Pollica nel Parco del Cilento, muore in un agguato nel settembre 2010; Carmelo Iannì è un tranquillo albergatore che viene ammazzato dalla mafia nel 1980 vicino Palermo. Che cosa hanno in comune queste persone? E gente normale che fa cose normali. Eppure, proprio per questo, sono eroi. Il nostro, infatti, è uno strano Paese, da noi il male è così radicato, così normale, così di tutti i giorni che per essere combattuto richiede eroi normali, che facciano soltanto il proprio dovere. Soltanto quello che va fatto e basta. Gli eroi vincono le battaglie. Gli eroi normali, a patto di non lasciarli soli, di non dimenticarli, possono vincere le guerre.

 

Il segreto di Paolo Borsellino

In occasione del ventennale della morte del giudice Paolo Borsellino che ricorre dopo 57 giorni dall’anniversario della morte di un altro grande avversario della mafia, il giudice Giovanni Falcone, una puntata che ripercorre gli ultimi giorni del magistrato di Palermo. Un resoconto attento degli esiti delle nuove e clamorose indagini sull’attentato di via D’Amelio e un approfondimento della vicenda della trattativa tra Stato e mafia, che fa da inquietante scenario alla strage in cui persero la vita, insieme a Paolo Borsellino, i cinque agenti della scorta: Antonino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina.

 

Uomini dello Stato

Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, segue la traccia dei flussi di denaro e arriva a scoprire i meccanismi del traffico internazionale di stupefacenti di Cosa Nostra; il Maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, collaborando con l’avvocato Giorgio Ambrosoli, riesce ad incastrare il finanziere Michele Sindona; il commissario Pasquale Juliano arriva molto vicino alla verità sulla “strategia della tensione” prima che scoppi la bomba di piazza Fontana a Milano, ma viene fermato. Storie di servitori dello Stato abili e onesti, che nella lotta contro la criminalità hanno perso la vita o sono stati traditi e abbandonati alla peggiore delle condanne, l’indifferenza e la rimozione dalla memoria collettiva.

 

Giornalisti nel mirino

La libertà di informazione è un principio fondamentale della democrazia. Quando viene disatteso attraverso intimidazioni, violenze o censure, è la libertà stessa delle persone e delle istituzioni a correre seri pericoli. Cosimo Cristina, che alla fine degli anni ’50, per primo, scrive di mafia in Sicilia, e Giuseppe Fava con le sue inchieste sul legame tra imprenditoria, politica e Cosa Nostra, hanno pagato con la vita la loro scelta di parlare liberamente dei problemi che affliggevano il territorio siciliano. Anche oggi molti cronisti del Sud e del Nord d’Italia mostrano lo stesso coraggio non rinunciando a narrare le realtà più scomode. Un unico filo conduttore lega le storie di Lirio Abbate, Arnaldo Capezzuto, Antonio Sisca, Giovanni Tizian, tutti cronisti costretti a vivere sotto scorta: lo spirito di indipendenza e l’impegno civile nel portare avanti il proprio lavoro, anche a costo di estremi sacrifici.

 

Ladri di futuro

E la storia di un mostro a tre teste che viaggia nel tempo e nello spazio divorando tutto quello che incontra. Nasce dalle macerie del terremoto del 1980 in Campania ed Irpinia, si nutre di terra, distrugge montagne e paesaggi, costruendo senza regole. E la storia dell’ecomafia che inquina i fiumi e l'ambiente interrando camion di immondizia e rifiuti tossici, fa crollare le case utilizzando calcestruzzo depotenziato e sulle nostre tavole fa arrivare cibi avvelenati. Le conseguenze per la salute del territorio e delle persone sono devastanti, l'ecomafia è un mostro che uccide e ruba per sempre il nostro futuro.

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