sabato 18 ottobre 2014

Report, terza puntata di domenica 19/10/2014: il Trattato Transatlantico sugli investimenti, pacemaker e Osman Kalin

Report
Domenica 19 ottobre 2014 alle 21.45 su Rai 3 Milena Gabanelli presenta la terza puntata di Report.

Il premier Matteo Renzi lo ha definito “vitale”. Gli industriali italiani lo considerano una benedizione. Gli scettici, invece, lo descrivono come un’apocalisse. Nessuno, però, al momento sa bene cosa sia il TTIP, il Trattato Transatlantico sugli investimenti che Europa e Stati Uniti stanno negoziando da diversi mesi.

Sulle trattative in corso e gli accordi finora raggiunti vige infatti la massima segretezza. Eppure, l’approvazione del TTIP potrebbe cambiare le nostre vite, come racconta la nuova puntata di Report.

Con il Trattato Transatlantico potrebbe nascere la più grande area di libero scambio del mondo: niente più dazi, niente più confini commerciali tra Europa e Usa. E quindi aumento del Pil europeo calcolato tra lo 0,5% e il 4%, più posti di lavoro, più esportazioni (si calcola il 28%). Ma tutto ciò rischia di avere un costo elevato. Insieme alle barriere tariffarie salterà anche una parte del sistema di tutele europee, leggi, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione dei prodotti. Una misura che potrebbe avere ripercussioni enormi innanzitutto sul settore agroalimentare che in questa trattativa gli Usa considerano strategico.

Tutti i negoziatori europei al momento lo negano, ma il TTIP potrebbe spalancare le porte a carni trattate con ormoni e antibiotici, latte arricchito e produzioni con organismi geneticamente modificati. E a vigilare sulla corretta applicazione del Trattato ci sarebbe un Arbitrato internazionale privato, le cui decisioni saranno superiori alle leggi nazionali e, quindi, alle stesse sentenze dei tribunali.

Il dubbio è più che legittimo: il TTIP sarà una grande opportunità o un boomerang per piccole imprese e consumatori?

Nel corso della puntata anche:

Report torna ad occuparsi di sicurezza di “device” elettromedicali e in particolare di pacemaker. In seguito alla denuncia dello stato di abbandono dei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità, dove avrebbero dovuto svolgersi i test per la certificazione europea dei dispositivi medici, l’inchiesta di Report si amplia.

Domenica sera verranno trasmesse delle immagini riguardanti una delicata operazione chirurgica avvenuta in un ospedale del sud, dove viene impiantato un dispositivo bi-ventricolare, un’operazione delicatissima. Ma ad operare, secondo le informazioni in possesso di Report, non sarebbe il chirurgo, ma addirittura l’addetto-vendite di una nota multinazionale produttrice di defibrillatori. Secondo un altro venditore di un’altra azienda di dispositivi medici intervistato da Report, il fatto non sarebbe un’eccezione, ma una pratica messa in atto dai venditori, nel silenzio compiacente di alcuni medici. La finalità sarebbe quella di offrire un prodotto “chiavi in mano“, operazione compresa, al fine di agevolarli nel servizio, vendere più dispositivi, guadagnare più provvigioni, e far ingrassare il fatturato delle aziende.

Infine: Sotto al muro

Osman Kalin, turco dell’Anatolia, la prima volta che mise piede in Germania fu nel 1943. Lavorava su un mercantile e vendeva cetrioli al Terzo Reich. Qualche decennio dopo i cetrioli decise di piantarli direttamente in Germania. Li piantò a Berlino, sotto il muro nella zona ovest. E all’ufficiale del reggimento di frontiera n.33 che, mitra in pugno, gli intimò di sparire dicendogli che quello era territorio della Ddr, rispose che la Ddr era dall’altra parte del muro. Ma su questo il turco si sbagliava.In quel punto il muro avrebbe dovuto fare una specie di zigzag, ma la Repubblica democratica tedesca, nel costruirlo, per fare in fretta o per risparmiare tirò dritto tagliando fuori un pezzo di terra socialista dentro Ovest.

E fu così che il turco mandò in tilt l’intero sistema: a Est e Ovest mancava una regola per cacciarlo, per Osman fu l’occasione per allargarsi e costruire un’intera casa a ridosso del muro con i soldati dell’Est che gli si affacciavano dentro casa. Ce la misero proprio tutta e in tanti per cacciare il turco e ad abbattere la sua casa. Ma alla fine la casa rimase in piedi e fu abbattuto il muro. Sono passati venticinque anni e Osman, che Michele Buono ha intervistato per Report, è ancora lì, in quella casa con giardino, oramai in mezzo a uno spartitraffico.

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