martedì 19 novembre 2013

Il bambino cattivo - Pupi Avati racconta una storia ispirata al piccolo di Padova “strappato” alla famiglia davanti la scuola

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Mercoledì 20 novembre 2013 alle 21.10 su Rai 1 andrà in onda il film tv “Il bambino cattivo”, scritto e diretto da Pupi Avati e con protagonisti Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro, Leonardo Della Bianca, Erica Blanc, Isabella Aldovini, Eleonora Sergio, ispirato alla storia di quel bambino strattonato, spinto, “strappato” davanti alla scuola tra nonne, zie, genitori e polizia.

Il film va in onda il giorno stesso della “Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia” e segna il debutto nella fiction del maestro Pupi Avati. Una storia che il regista aveva dentro di sé da tanto tempo, da quando ha visto in tv quelle immagini strazianti del bambino di Padova portato via ai propri genitori e affidato a una Casa Famiglia.

Un tv movie che dà voce a ciò che può vivere un bambino quando viene abbandonato dalla sua famiglia; quando, con quel peso psicologico, si trova ad attraversare il percorso protettivo predisposto dalle Istituzioni; quando incontra, dopo paura e diffidenza, genitori adottivi che possono amarlo come nessuno aveva fatto prima.

Quel bambino si chiama Brando, ha 11 anni e una famiglia che sta per disgregarsi. I genitori, entrambi professori universitari, sono in conflitto da anni e lui sta nel mezzo: strumentalizzato come testimone di ciò che accade, tirato ora da una parte ora dall’altra; coinvolto nei litigi e nelle recriminazioni senza che abbia la forza per difendersi. Fino a essere definito “cattivo” da chi l’ha messo al mondo. “Cattivo” perché non parteggia, perché non sta al loro gioco.

La madre, Flora, soffre di ricorrenti e gravi crisi depressive. Il padre, Michele, è affettivamente un uomo immaturo e assente.

La situazione precipita quando Michele stringe una relazione con Lilletta, ragazza di cui era innamorato ai tempi della scuola. A Brando viene chiesto di capire, di essere complice, anche se non ha gli strumenti per accettare e gestire quel tradimento. Flora neanche purtroppo: scoperto tutto, tenta il suicidio, dal quale non si riprenderà più. Per Brando inizia il periodo più difficile.

All’inizio sta con la nonna paterna, molto affezionata al bambino ma non in grado di occuparsene. Poi il contatto con i nonni materni, che quasi non conoscono il nipote né hanno intenzione di farlo, anzi, lo usano soltanto come fonte per acquisire notizie contro Michele e la sua amante. Si arriva alla separazione dei genitori e per Brando si preannuncia un nuovo trauma: la dichiarazione d’abbandono e il conseguente trasferimento in una Casa Famiglia. Il Giudice dei minori constata infatti che la madre non può prendersi cura del bambino perché ricoverata in clinica con danni irreversibili e che il padre ha rinunciato alla paternità perché succube di Lilletta, che assolutamente non vuole avere nulla a che fare con Brando.

Michele prende questa decisione anche per evitare che suo figlio venga affidato ai nonni materni, che vivono in un'altra città e che quindi porterebbero lontano da lui Brando, ma per ottenere la loro rinuncia è costretto a presentare rinuncia a sua volta.

Per Brando l’arrivo nella Casa Famiglia è scioccante perché privato di ogni punto di riferimento affettivo. L’unica difesa che trova è rifugiarsi negli amati eroi del calcio e del wrestling, sue passioni. Ma non è sufficiente a reggere il cambiamento drastico della sua vita. Fugge di notte per andare in clinica dalla madre e una volta arrivato è lei a mandarlo via: lo considera complice del padre, quindi è un “bambino cattivo”.

Brando capisce che sua madre non guarirà più e suo padre, preso dalla relazione con Lilletta e dal nuovo figlio in arrivo, si è praticamente dimenticato di lui. Brando è solo. Ha perso la sua famiglia d'origine. Ma nel corso degli anni ne troverà un’altra e proverà a essere di nuovo un bambino felice.

Note di regia:

«Fra le tante storie che originano i miei film questa è di certo la più realistica, la meno inventata. Una vicenda della quale sapevo già così tanto da esimermi dall’arricchirla con fantasiose digressioni, svolazzi. Ogni mio apporto avrebbe pregiudicato la verosimiglianza degli eventi.

Ho detto più volte quanto a una persona anziana (e io posso considerarmi tale) sia facile sintonizzarsi con il remoto mondo psicologico dell’infanzia. Ciò che sintonizza due mondi anagraficamente così lontani, ciò che fa sì che questi due mondi sappiano comunicare a un livello profondo è la vulnerabilità, una condizione fisica e mentale che è prerogativa dei vecchi e dei bambini.

Mi sono trovato quindi a buttare giù, quasi di getto, il flusso di coscienza dell’undicenne Ildebrando Ducci, soprannominato Brando, dal momento in cui il matrimonio dei suoi genitori precipita verso un baratro senza fine. Mi sono identificato in questo bambino che assiste alla disgregazione del suo intero contesto familiare, immedesimandomi in lui in modo profondissimo, arrivando a condividere il suo pianto nei momenti in cui mi trovavo a descrivere il suo strazio.

Luigi Cancrini che di infanzie infelici sa più o meno tutto, ha letto questo mio primo “sfogo”, approvandolo da subito e intervenendo soprattutto con indicazioni di carattere scientifico procedurale. La sua approvazione ci è stata di grande stimolo.

Ritengo “Il bambino cattivo” un film necessario che fissa in modo impietoso il bersaglio che ha davanti. Un film che non ha incertezze nel denunciare, come sempre più di frequente, che la vittima più esposta nella disgregazione  delle  unioni  matrimoniali  sia  proprio  lui,  quel figlio  che  non  certo  per  sua  responsabilità  è  condannato ad assistere da spettatore totalmente “passivizzato” allo sballottamento affettivo/istituzionale, al quale sarà sottoposto nell’autoassolversi dall’intero contesto che nel “relativismo morale” in cui viviamo si pone la sua felicità, la sua salute mentale, come ultimo dei problemi.»

                                                                                                                                        Pupi Avati

Interpreti e personaggi: Luigi Lo Cascio (Michele), Donatella Finocchiaro (Flora), Leonardo Della Bianca (Brando), Erica Blanc (Giuditta), Isabella Aldovini (Laura), Eleonora Sergio (Lilletta), Augusto Zucchi (Vico), Mia Benedetta (Marcella), Patrizia Pellegrino (Novella), Chiara Sani (Elide), Rita Carlini (Suntina), Marina Ninchi (Mina), Diletta Dalla Casa (Ornella), Fabrizio Amicucci (Carabiniere), Bob Messini (Avvocato Alioti), Corrado Solari (Negoziante ciclomotori), e con Mariella Valentini (Bartocci ), con la partecipazione di Pino Quartullo (Stefano ).

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Clicca sulle immagini per ingrandire                               [Foto | © Diego Steccanella]

“Il bambino cattivo” Regia Pupi Avati. Scritto da Pupi Avati, Tommaso Avati, Claudio Piersanti. Con la consulenza scientifica di Luigi Cancrini, Francesca Romana De Gregorio. Aiuto regista Roberto Farina. Regia seconda unità Mariantonia Avati. Costumi Beatrice Giannini, Flavia Liberatori. Scenografia Marinella Perrotta. Arredamento Roberta Troncarelli. Suono in presa diretta Piero Parisi. Fotografia Blasco Giurato. Effetti visivi Justeleven. Montaggio Luigi Capalbo. Musiche composte e dirette da Stefano Arnaldi, Lucio Gregoretti - Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI Edizioni Musicali RAI Trade. Le musiche del film sono ispirate alla Ballata n°1 in Sol minore Op. 23 di Fryderyk Chopine, alle Variations on a Theme of Frank Bridge Op. 10 di Benjamin Britten. Direttori di produzione Maria Cristina Bravini, Gianfranco Musiu. Coordinamento finanziario Diego Raiteri. Produttori RAI Alessandra Ottaviani, Daniela Troncelliti. Una produzione Rai Fiction. Prodotto da Antonio Avati per Duea Film. Si ringrazia l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza per la collaborazione prestata.

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