martedì 28 giugno 2011

Invincibili: nella quarta ed ultima puntata le storie di Fabiano Lioi, Abdul Jeelani e Stefano Viglione

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Mercoledì 29 giugno alle 21.10 su Italia 1 andrà in onda la quarta ed ultima puntata di “Invincibili”, le storie di persone comuni che hanno avuto la capacità di “rinascere” dopo aver subito gravi traumi psico-fisici, presentate da Marco Berry. Ospiti in studio Toni Capuozzo, Erri De Luca, L’Aura e Franz Di Cioccio.

Tra le storie di questo quarto appuntamento: Fabiano Lioi, afflitto da osteogenesi imperfetta. È nato 33 anni fa a Santiago del Cile e, ancora giovanissimo, si trasferisce a Roma dove ancora oggi lavora e abita.

Dal 200 al 2005 approfondisce lo studio della musica muovendo i primi passi nel mondo del teatro, in quegli stessi anni entra a far parte della band “Ladri di Carrozzelle” come artista polistrumentista e realizza la docufiction “Una Vita da Ladri”.

Nel 2006 subisce un grave incidente con la moto ed è costretto a lasciare la carriera artistica per oltre 2 anni per la perdita della sensibilità al tatto. Superato il momento difficile Fabiano torna alla sua carriera artistica partecipando a film, cortometraggi, videoclips, servizi fotografici come: “The Museum of Wonders”, “EATERS” e “Attraverso la Lente”.

Suona chitarra e pianoforte da 12 anni anche se per tornare ad usare le mani dopo l'incidente ha dovuto aspettare molto tempo. Ma oggi suona in vari locali e gruppi e ha scritto la sceneggiatura di un cortometraggio in cui racconta di come sono visti i disabili dai normodotati e delle barriere insormontabili.

Poi la storia di Gary Cole nato nel 1954 a Bells che ha cambiato in Abdul Jeelani quando ha abbracciato la fede musulmana e diventato famoso nel mondo del basket con il soprannome “La mano di Maometto”.

Nel 1977 arrivò alla Lazio basket salvandola con incredibili prestazioni dalla retrocessione con una media di 32,8 punti e portandola l’anno dopo in A. Le stagioni successive le giocò in NBA, poi tornò in Italia tra il 1981 e il 1985 diventando il mito della Libertas Livorno. Chiuse la sua carriera in Spagna con la maglia della Caja de Alava.

Nel 1987 venne colpito dal cancro alla prostata e dal diabete, una forte depressione, due matrimoni finiti, la perdita del lavoro lo costrinsero a spendere tutto il denaro guadagnato per curarsi, oltre alle cure per la madre malata.

Si perse e divenne uno dei tanti senzatetto che vagano per gli Stati Uniti ma poi venne accolto da una comunità per homeless a Racine, nel Wisconsin, dove cominciò a seguire un corso per diventare councelor (una sorta di psicologo).

Simone Santi, presidente della Lazio basket, quando venne a sapere della situazione di Abdul gli propose di allenare i bambini e da allora la sua vita ricomincia sui playground delle periferie romane, insegnando il basket là dove c'è più bisogno.

Per finire Stefano Viglione, 40 anni. Un brutto incidente nel dicembre del ’91 sulla Torino-Savona gli provoca gravi danni alla colonna vertebrale ma sua madre si ricorda dello Stoke Mandeville Hospital, primo ospedale al mondo per la riabilitazione delle paraplegie, nato per rimettere sugli aerei i piloti infortunati della RAS nella seconda guerra mondiale e manda il figlio in Inghilterra per la riabilitazione.

Stefano in cinque mesi ritrova la sua totale autonomia: si laurea, pratica tutti gli sport, anche quelli più estremi, e nel 2003 diventa campione italiano di monosci. Nel 2007 Stefano viene eletto sindaco di Mondovì.

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